Proprio per le caratteristiche tipologiche e per le diverse epoca di realizzazione, il complesso è suddivisibile in unità funzionali distinte. L’approccio progettuale ha tenuto conto di queste peculiarità e ci si è posti differentemente nei confronti dei vari corpi di fabbrica.
Il progetto di recupero delle ex Orsoline prevede la trasformazione del complesso in unità abitative di varie dimensioni, mantenendo inalterato il carattere storico e architettonico delle varie porzioni: saranno recuperati funzionalmente i collegamenti verticali esistenti, dotando i vani scala di elevatori e ascensori, e per non creare ulteriori collegamenti alcune unità saranno sviluppate su più piani, il tutto nel rispetto dell’assetto murario esistente e storicizzato.
Il complesso sarà suddiviso in diverse scale, ognuna corrispondente a un corpo edilizio distinto, e le residenze saranno di varie tipologie: da residenze importanti a piccoli appartamenti, da loft con soppalco interno a residenze ampie e luminose con affacci significativi. Tutte saranno dotate di cantine e, in molti casi, di posti auto.
Il complesso immobiliare delle ex Orsoline, situato nel cuore di Modena, occupa un’area di circa 4860 mq e comprende edifici di varie epoche, un vasto giardino storico e una cappella votiva.
Tutto il compendio può essere suddiviso in edifici distinti per tipologia ed epoca di costruzione.
Il nucleo più antico corrisponde a quello che era, nel 1700, Palazzo Moreni. Già nelle carte del Boccabadati (1684) troviamo indicata come proprietà ‘casa Moreni’ l’area in oggetto. Nell’’Estimo Case Nuove’ del 1716 si ha la prima descrizione consistenza immobiliare:” che i due fabbricati risultano intestati al Conte Alfonso Moreni e vengono così sommariamente indicati:
“Casa del conte Alfonso Moreni. Confina colla suddetta strada della Cerca, Francesco Pagani, Piazza d’Armi e le ragioni del medesimo conte Moreni”.
“Casa del Conte Alfonso Moreni (compreso orto, teggia e rimessa che hanno sfogo in piazza d’Armi). Confina colla strada della Cerca, quella dei Cappuccini, le ragioni del medesimo, piazza d’Armi e le ragioni del Marchese Antonio Pii”
Successivamente nel 1764-65, il Conte Alfonso Moreni ne attua la trasformazione a ‘Palazzo’: considerevole risarcimento, riforma ed ornato fatto al palazzo, …, la scala ornata e modernata con l’aggiunta dell’ultimo ramo, l’appartamento nobile e sala suffittato a cielo di carrozza ed ornato in tutto con la maggior parte de’ selciati fatti in quadri, li camini d’avanti mutati in marmo ed altri giovevoli ornamenti. ….”.
Anche la casa di Via della Cerca, di fattura più semplice, viene ingrandita e successivamente sistemata nel 1745-46. In seguito, quando nel 1823 viene demolito il portico su via Della Cerca, la casa subisce una trasformazione anche strutturale con l’eliminazione della ‘porzione’ posta sopra al portico.
Da segnalare al piano terra la Cappella votiva Moreni – Ferrari dedicata alla Madonna che contiene un affresco datato 1750 circa. Nel 1823 (ASCMo anno 1823 fasc 404), causa la demolizione del portico, la cappella subì un riassetto dovuto, e venne a trovarsi ridotta e chiusa dentro al fabbricato, dove si trova tuttora, con accesso dal civico 43 di via della Cerca.
Nel corso del tempo, il complesso è stato ampliato e modificato, soprattutto dopo il 1903, anno in cui l’allora proprietaria Ernestina Forghieri ne cede il possesso all’istituto religioso Orsoline del Sacro Cuore, che lo ha abitato per 120 anni, utilizzandolo come educandato, scuola materna/elementare/istituto superiore e pensionato femminile. Pertanto, dal 1903, il compendio immobiliare si ampia e trasforma per esigenze funzionali:
1925-30 viene sopraelevato di un livello il nucleo storico del ‘Palazzo’ (angolo via Ganaceto-via della Ceca) per collocare una chiesa al Piano Secondo e permettere così di inglobare l’ampia cupola con le falde di copertura ù
1935 si realizza il primo ampliamento su via Ganceto: in continuità con la facciata storica si realizza un’ampia palestra e delle aule ai piani superiori:
1949 si realizza il secondo ampliamento di aule elaboratori su via Ganceto sempre in continuità con la facciata storica
1960 si realizza il convitto (a ridosso dell’edificio ‘moderno’ in angolo con via Cavour)
Tra il 1920 e fino ad oggi, gli immobili hanno poi subito notevoli trasformazioni interne dovuti alle esigenze funzionali dell’istituito: sono state realizzate aule, camere con servizi igienici, biblioteche, laboratori, ecc che hanno snaturato anche l’assetto settecentesco del palazzo originario.
Ricordiamo il compendio è stato sottoposto a Vincolo Soprintendenza Beni Architettonici – DLgs 42/2004 sol nel 2009, pertanto prima di tale data le trasformazioni, anche importanti, risultavano legittime.
La posizione del complesso immobiliare all’interno del centro storico, ma collocato marginalmente ed in diretta connessione anche con la viabilità esterna alla ZTL, favorisce il recupero degli immobili a residenza, visto anche l’interesse, sempre più manifestato, verso l’abitare in centro storico.
‘Abitare in centro’ è sempre più sinonimo di qualità e pregio viste anche le strategie messe in campo per la sua qualificazione, sia dalla Pubblica Amministrazione sia dai privati.
La connessione diretta con i principali assi di viabilità consente un collegamento diretto e rapido con il resto della città, nonché con le tangenziali cittadine. Inoltre, la presenza di servizi come supermercati, scuole e parchi rende l’area particolarmente attrattiva per la residenza.
Il giardino storico, elemento caratterizzante del complesso, è posizionato baricentricamente all’edificato.
La prima traccia del giardino la ritroviamo in un disegno ad inchiostro e acquerelli policromi su carta conservato all’A.S.MO di Modena Mappario Estense, Serie Generale mappa n° 362 (databile metà del XVII secolo) dove è ben visibile la struttura delle porzioni dedicate ad assetto lineare e la porzione, centrale, planimetricamente più libera con percorsi e boschetto.
Rispetto alla sua conformazione nel 1850 (oggi il giardino è molto ridotto per le costruzioni aggiuntive che sono state realizzate nel corso del 1900, tuttavia vi è ancora alla presenza del nucleo centrale, caratterizzato da precorsi delimitati da aiuole, con alberature d’alto fusto e con due piccole ‘colline’ collegate da un percorso aereo (ponte).
Verranno recuperati i percorsi, le aiuole e le alberature esistenti, salvaguardando un’ampia porzione percorribile solo a piedi. I posti auto, infatti, troveranno collocazione solo a ridosso dei confini a Nord e Nord Est.
Il progetto di recupero dell’ex convento delle Orsoline rappresenta un’importante opportunità per valorizzare un patrimonio storico e architettonico che era ormai utilizzato solo parzialmente. La trasformazione del complesso in un’area residenziale contribuirà a rivitalizzare questa parte del centro storico di Modena, offrendo nuove opportunità di vita e di socializzazione.
ARCHITETTO CATERINA BOLDRINI
Viale Corassori 24 Modena – P.IVA 02105340364
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